In via Bellerio lo spettacolo lo fanno i giornalisti

Trascorrere l’attesa dei risultati delle elezioni amministrative nella sede nazionale della Lega Nord, in via Bellerio a Milano, è un’esperienza che consiglio a chiunque. O meglio, a tutti quelli che hanno in testa la meravigliosa idea di fare il giornalista.

Le urne vengono chiuse alle 15 del 16 maggio. Qualche minuto prima, nell’ufficio di Umberto Bossi, due piani più sù rispetto alla saletta destinata ai giornalisti, si sono riuniti: il Senatur, Roberto Calderoli, Roberto Castelli, Roberto Cota (da notare l’alta concentrazione tra i leghisti del nome del Santo di Montepulciano), i capigruppo di Camera e Senato Reguzzoni e Bricolo e il segretario della Lega lombarda Giancarlo Giorgetti. Nonostante la presenza dei quadri del Carroccio al completo, nessuna parola filtra per ore ed ore. Più la percentuale dei voti non sale, più scende ogni probabilità di avere un commento, un sussurro, un bisbiglio. Niente.

E noi tre aspiranti stregoni aspettiamo. Stipati nella saletta densa di giornalisti veri, quelli col contratto, lo stipendio. E la giacca, quella buona. Ciascuna testata si conquista, tra fili, computer e cavalletti, il proprio spazio vitale e una sedia da dividere almeno per tre. Guai, però, a superare la linea immaginaria del tuo vicino: sono pronti a ucciderti, cameramen in primis. Che sfoggiano, secondo una regola non scritta, maglie improponibili con tanto di supereroe stampato su. Studio Aperto ha il suo Superman, La 7 sfoggia un guerriero semisconosciuto e uno non meglio identificato ha scelto l’uomo ghiaccio.

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